lunedì 21 febbraio 2011

Sebadas

... o Seadas, come dir si voglia. 


Due sfoglie che racchiudono un caldo cuore di pecorino freschissimo sardo, ricoperte di miele, conquistarono sia me che il mio ragazzo. Tanto che solo il fatto di essere pieni come uova, dopo le portate precedenti, ci impedì di mangiarne ancora.

Dolce tipico sardo, ma più precisamente del Nuorese. Scoprimmo questa delizia tradizionale per puro caso nella nostra ultima tappa della vacanza, a Cala Gonone, che si staglia contro l'azzurrissimo mare, posizionata sulla collina ripida in discesa verso la costa del Golfo di Orosei. Questo golfo, signori e signore, raccoglie luoghi di insuperabile bellezza che non si possono descrivere, ma solo ammirare stupiti e incantati.

Per far rivivere un po' di quella Sardegna, di cui non ci si può che innamorare, ho indossato il grembiule. Ma questa volta non da sola. 
Un grembiule anche per il mio compagno di avventure, prego.


Premettendo che i piatti della tradizione, a parer mio, devono essere eseguiti necessariamente con la ricetta originale, ho cercato su web, leggendo in merito commenti su commenti di sarde d.o.c.
Ma, d'altro canto, ogni famiglia ha il suo modo di confezionare questo tipo di dolce e io ho cercato, per quanto possibile, di seguire la ricetta più comune conservando, per quanto possibile, le basi della tradizione delle seadas.

Ingredienti: 500 gr di farina di semola di grano duro* - 1 cucchiaio di strutto fresco - 220 gr di acqua tiepida - zafferano ** - buccia di un limone o di arancia grattugiata - 500 gr di pecorino fresco - miele di corbezzolo o castagno - olio per friggere.

* E' possibile usare 50% di semola e 50% di farina 00
** La pasta delle seadas non vuole le uova, anche se ricette non tradizionali le prevedono per conferire alla pasta più colore. Se si desidera un coloro più vivo si utilizza lo zafferano, che va sciolto nell'acqua per l'impasto.

Il formaggio deve essere necessariamente fresco, 4 - 5 giorni di stagionatura, e molto grasso. 
Il pecorino andrebbe lasciato qualche giorno a maturare in una ciotola di coccio affinchè si gonfi leggermente e inizi ad inacidirsi. 
Dal momento che non è semplice scovare del pecorino sardo freschissimo se non in Sardegna - ovviamente -, non ho potuto che usare uno mezzo-stagionato, cioè il più "fresco" trovato. Ragion per cui il suddetto passaggio l'ho dovuto saltare.

Sciogliere il pecorino in una pentola, a fuoco bassissimo, aggiungendo quel poco d'acqua necessaria per poterlo lavorare e la buccia grattugiata degli agrumi. Quest'ultima non è necessaria se il formaggio è  già acido.
Quando inizia a fondere e ad ammassarsi, versare sul formaggio poca semola. 
Il formaggio va continuamente lavorato con un cucchiaio, prestando attenzione che non si attacchi alla pentola. In tal caso qualche cucchiaio di acqua sarà d'aiuto.
Togliere dal fuoco la pasta di formaggio quando è ben omogenea e lasciarla raffreddare. Sarà pronto poi per essere sbriciolato.

Preparare la pasta con la semola, l'acqua, nella quale si scioglierà a piacere un po' di zafferano. Lavorarla bene, energicamente, e pian piano incorporare lo strutto fresco. Deve risultare liscia, compatta, morbida, ma non molle nè appiccicosa. Far riposare tra due piatti di modo che non si secchi.
La pasta va stesa molto sottile, pochi mm, con la macchina della pasta se si preferisce.
Con una tazza segnare sulla sfoglia i cerchio nei quali si sbriciolerà la pasta di formaggio. Quest'ultimo deve avere uno spessore doppio della sfoglia. Coprire con un'altra sfoglia di pasta , schiacciandola attorno al formaggio per togliere l'aria. Ritracciare nuovamente i cerchi con la tazza, facendo attenzione a centrare il ripieno di formaggio. Con la rotella tagliare i dischi, seguendo con precisione il segno dei cerchi.
Assicurarsi che i due dischi di sfoglia siano ben saldati.



Scaldare l'olio e verificare che sia pronto immergendo uno stuzzicadenti: se attorno ad esso si formeranno delle bollicine è caldo al punto giusto.
Cuocere una seadas per volta, inclinando la padella e versando con un cucchiaio continuamente l'olio sulla parte superiore per renderla più croccante.
Cuociono velocemente. Devono essere ben dorate e ricoperte di bollicine.

Servire caldissime, ricoperte di miele fuso. La tradizione vuole miele di corbezzolo, che ha un gusto amaro - motivo per cui ho usato il miele di castagno più facile da reperire - da usare con parsimonia per il gusto deciso. Al posto del miele è uso anche spolverarle con zucchero semolato (non a velo!). Ma anche miele e zucchero insieme.

Dato il lavoro discretamente lungo, le seadas che avanzano si possono congelare avvolgendole in carta forno.








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